Programmi elettorali 2018: cosa prevedono per l’innovazione

programmi elettorali dei partiti per le elezioni del 4 marzo 2018 sono oggi il terreno di confronto e di scontro tra le diverse forze politiche. Si discute soprattutto di tasse, incentivi, sicurezza e immigrazione, ma il futuro dell’Italia sarà digitale, oppure non sarà.
Ogni azienda, ogni attività dovrà avere un’anima tecnologica e digitale se vorrà competere (ad armi pari) con il resto del mondo, per questo conoscere cosa prevedono i programmi elettorali sui temi dell’innovazione, del digitale, della tecnologia è fondamentale.

Programmi elettorali e innovazione

La mappa dell’Italia dell’innovazione è a macchia di leopardo, ci sono aree ad altissimo tasso di tecnologia e altre che ne sono sostanzialmente prive.
Bisognerebbe tentare di unire questi punti, queste macchie, e creare una rete, un tessuto connesso di eccellenze. Certo, servono infrastrutture digitali degne di questo nome. Come l’Italia del dopoguerra è cresciuta intorno e attraverso le autostrade, oggi occorrerebbero i corrispettivi digitali delle arterie carrozzabili, ma a quanto pare al momento rimane una speranza, più che un’aspettativa.

Forse le elezioni del 4 marzo 2018 potranno segnare un’inversione di tendenza: guardando ai programmi elettorali delle principali forze politiche si nota infatti che tutti prevedono un capitolo (a volte più d’uno) dedicato al digitale e all'innovazione.

Questo è il vero aspetto positivo, che il digitale, l’innovazione, la tecnologia sono presenti in tutti i programmi elettorali presentati. Chiaramente il vero sviluppo dipenderà, come sempre, da quanto e come le promesse verranno poi applicate.

L’Italia è un territorio ideale per l’innovazione digitale, il successo economico della nostra Nazione è stato in gran parte dovuto a piccole coraggiose innovazioni che sono fiorite in tutto il Paese. Molti dei grandi gruppi industriali di oggi sono stati fondati da persone che oggi verrebbero chiamati makers, che hanno trovato soluzioni innovative a problemi diffusi.
Con la tecnologia digitale dovrebbe essere ancora più semplice, immediato e diffuso questo processo. In realtà l’Italia ha preso una secca battuta d’arresto nel 2000 nello sviluppo digitale. Essere in ritardo ha i suoi effetti negativi, non vuol dire semplicemente fare dopo quello che gli altri hanno realizzato.
I grandi investimenti in tecnologia e startup sono arrivati in Italia tardi, per mille motivi. Oggi i grandi player internazionali stanno preferendo la Francia, ad esempio, per gli investimenti sull’intelligenza artificiale e sulle start-up. Solo recentemente stiamo tornato a crescere in questo senso, a crederci, ad attirare idee, talenti e capitali (anche stranieri).
Siamo tornati ad avere coraggio, a ruggire, almeno un po’, speriamo che questo processo continui, anche dopo le elezioni del 4 marzo.

Fonte: Digitalic
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